Proposte per l’Assemblea del 13 febbraio

VERSO L’ASSEMBLEA DEL 13 FEBBRAIO

Nota sintetizzata da Gianni Fabbris in preparazione della riunione organizzativa di giovedi 11 febbario e dell’assemblea del 13 febbraio “iIl futuro è un grande spazio da riempire”

Care e cari,

Nei giorni scorsi è stato diffuso l’invito a ritrovarci in Assemblea il 13 febbraio sottoscritto da alcuni dei promotori (https://sovranitalimentare.it/2021/02/03/lassemblea-il-futuro-e-un-grande-spazio-da-riempire/) .

Trovate la

Il 6 febbraio si è tenuta la riunione organizzativa convocata con un invito diffuso a quanti hanno dato l’adesione all’assemblea fondativa di costituzione dell’Alleanza e hanno sottoscritto il documento di proposta della petizione “Per lagroalimentare dei diritti” (chi volesse sentire la registrazione della riunione può chiedere il link a Luca Zarfati )

Durante la riunione del 6 febbraio la discussione ha messo in evidenza diverse questioni di cui mi permetto di evidenziare tre punti che mi sembra utile distaccare (ovviamente, per quanto mi sforzi di interpretare fedelmente la discussione, vi propongo una lettura assolutamente personale).

Questa nota si compone di tre considerazioni che ho tratto dalla discussione nella riunione preparatoria di sabato scorso, di una proposta per un primo piano organizzativo dello spazio dell’Alleanza e di una prima proposta di agenda

1. Sulla natura “politica” dell’Alleanza

Grande è la necessità di una risposta unitaria fondata sull’alleanza fra soggetti sociali che sappia interpretare e rappresentare i bisogni sociali e i progetti di cambiamento e di riforma e confrontarsi con le istituzioni e la politica. Proprio nel momento in cui cambia profondamente la fase politica, i partiti e le forze politiche e sindacali sembrano assolutamente incapaci di svolgere la funzione di rappresentanza che dovrebbe essere nella loro natura e, dunque, i cittadini si troveranno molto probabilmente soli di fronte ad un potere che sarà esercitato da “tecnici” ma che compirà scelte profondamente politiche (la prima è chi, come, per chi e per cosa gestirà i 250 miliardi di euro in arrivo).

Si apre una fase in cui è probabile un processo di “restaurazione” dopo il fallimento delle promesse di una rivoluzione civile fondata sulla “onestà” ma senza progetto di giustizia. Una fase in cui la politica è chiamata a sciogliere il nodo fondamentale che ci pone la pandemia (uscirne tornando al passato e rafforzando il sistema capitalista dentro cui si è generata o aprendo la prospettiva per un futuro fondato sulla giustizia ambientale e sociale). L’esito non è scontato ma due cose sono chiare: questo governo nasce per spingere nella prima direzione mentre il cambiamento sarà possibile solo se la società saprà organizzarsi e premere per far valere i suoi interessi-

Con i partiti e le forze politiche che fanno un passo indietro, con la chiusura di una fase “populista della protesta”, ora è il momento che quanti anno resistito (movimenti, reti, esperienze diverse) e, mantenendo presìdi sociali, hanno elaborato proposte e indicazioni di prospettiva, facciano un passo avanti sia per non lasciare sguarnito il campo del rapporto col potere tutelando le nostre comunità, sia per far valere i progetti che disegnano e sostanziano la riforma e il cambiamento sociale e ambientale.

Questo può avvenire se sapremo superare le frammentazioni e i particolarismi delle nostre esperienze, l’autoreferenzialità delle nostre pratiche, e dare vita a forme di alleanza frutto di sintesi e di progetti unitari.

Serve una nuova Soggettività che ricontratti con la politica le istanze sociali del cambiamento e della giustizia sociale e ambientale.
L’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare è, prima di tutto (o in fondo a tutto se preferite) una grande opportunità se saprà sviluppare un processo per la costruzione di una nuova soggettività, a partire dal cibo, dalla gestione del territorio e dal modello sociale nuovo.

Abbiamo più volte detto che tre sono i piani con cui ci confronteremo: la messa in campo di campagne e mobilitazioni di sensibilizzazione sociale e di pressione alla politica, lo sviluppo di progetti e iniziative comuni che ci mettano al lavoro insieme con pratiche collaborative e di rete, l’implementazione di strumenti nuovi che rafforzino le nostre iniziative e la nostra autonomia.

E’ dalla sintesi che noi sapremo fare nel lavoro comune fra le diverse esperienze che potrà emergere la nostra capacità di ricontrattare le condizioni per quella “Riforma per i diritti” che stiamo ponendo a base del nostro agire.

2. La Sovranità Alimentare per partire da noi e incontrare altri in cammino sulla via dell’autonomia per la democrazia.

Durante la discussione del 6 febbraio è emersa una domanda: perchè la Sovranità Alimentare? Io propongo una proposta di merito e di metodo

Il cibo, come si produce, come si distribuisce, le risorse che usa, chiama in causa la condizione di tutti. Non fosse altro che per una questione biologica, il diritto al cibo e al territorio è il diritto alla vita ed è un diritto universale su cui possiamo declinare l’intera nostra costruzione sociale.

Il capitalismo del nostro tempo ha costruito sul controllo del l’agroalimentare uno dei suoi più avanzati modelli di accumulazione e di dominio del mondo consegnandoci alcuni dei più grandi problemi sociali, ecologici, economici del nostro tempo.

La Sovranità Alimentare è la proposta di costruire un modello di produzione, trasformazione, distribuzione, fruizione del cibo e del territorio alternativa a quello del massimo sfruttamento delle risorse che scarica sui territori, i cittadini, le comunità, i lavoratori le sue scorie di ingiustizia.

Per Sovranità Alimentare si intende il diritto dei popoli a determinare il proprio modello del cibo fondandolo su modelli democratici, dei contadini, dei piccoli agricoltori, dei lavoratori e su metodi agroecologici. E’ un modello fondato sui diritti, possibile solo in una società che si fonda sui diritti.

In tutto il mondo nella proposta della Sovranità Alimentare si riconosce un vasto movimento di agricoltori, braccianti, cittadini, pescatori artigianali, associazioni che propongono un progetto dell’agroalimentare socialmente riconosciuto e, per realizzarlo, lavorano alla Riforma Agraria e dell’Agroalimentare su base democratica e popolare.

E’, questo, un buon motivo per uscire dal provincialismo del nostro dibattito nazionale ricostruendo anche da noi in Italia, un grande spazio in cui si ritrovino prima di tutto agricoltori, imprese, lavoratori dell’agroalimentare, tecnici, cittadini, movimenti e comunità rurale e urbane resistenti.

Ma non basta. La Sovranità Alimentare è una proposta generale di principi che deriva dalla “mediazione” fra tante realtà sociali diverse nel mondo e, quindi, applicabile ovunque sul pianeta. Noi siamo chiamati a tradurre il progetto “qui ed ora” e, dunque a dire come, sulla base di quei principi la Società della Sovranità Alimentare qui da noi è in grado di rispondere e includere ai tanti bisogni di giustizia ambientale, di lavoro, di servizi, di sviluppo che viene dalle nostre comunità.

E’ in questo lavoro che dovremo fare insieme che misureremo quanto saremo capaci di includere le vertenze di territorio, le istanze ambientali e di salute, le domande di diritti che vengono dai nostri territori (sia da quelli rurali che da quelli urbani)
Assumere quegli obiettivi significa partire da noi, dai bisogni di persone e collettività, sviluppando una dinamica da “sindacato di comunità” e quindi occupandoci non di tutti i bisogni e di tutte le istanze ma partendo da una specificità.

Partire da noi, dai bisogni delle comunità che chiamiamo al protagonismo significa sviluppare quella soggettività e la consapevolezza di cui abbiamo bisogno e ci permette di ragionare con quanti altri stanno sviluppando percorsi di autonomia partendo dalla propria condizione nella prospettiva di rafforzare un progetto in cui il cibo sarà giusto se sarà giusta la società.

3. Quale metodo di lavoro per l’Alleanza.


Abbiamo bisogno di uno spazio aperto e organizzato, plurale e partecipato.
Uno spazio che sia insieme Rete e Forum. Rete promossa dalle Associazioni, esperienze, imprese, sindacati, movimenti soggetti che la promuovono e ci investono e Forum di partecipazione aperto che sappia sviluppare il protagonismo dei giovani e dei tanti cittadini che si orientano semre di più verso modelli sociali positivi.

Uno spazio largo e quindi non testimoniale e minoritario che vive del “fare”.

Uno spazio largo, aperto a tutti ma dove non tutti possono entrare. Uno spazio in cui dovremo curare l’autonomia del progetto e preservarlo dalle incursioni di quei poteri finanziari, economici e politici che fanno, al contrario, della tutela delle lobbies speculative e finanziarie la loro ragione di essere.

Il progetto della Sovranità Alimentare è, in tutto il mondo, alternativo al neoliberismo e, dunque, non ammette la partecipazione di quanti, al contrario, vi si riconoscono.

Mi riferisco a esperienze sindacali ed economiche come quelle del sistema Coldiretti (o riferite a quel modello) che in Italia perseguono chiaramente e sempre più pericolosamente gli interessi della speculazione industriale e finanziaria.

Il Campo dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare dovrà contraddistinguersi chiaramente come l’alternativa all’intreccio politico,economico,clientelare,mafioso che pretende di controllare l’agroalimentare italiano gestendo la grande mole di finanziamenti pubblici a tutela degli interessi speculativi.

Al contrario, l’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare, sarà un grande spazio riconosciuto per la capacità di declinare con la trasparenza, la democrazia e la giustizia il progetto nuovo.

La via della pedagogia popolare come strumento di autoformazione e costruzione dell’unità

Molti e diversi sono i percorsi ……

La proposta organizzativa

La costruzione dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare è un processo aperto e deve, conseguentemente, saper adattare la propria natura in funzione delle diverse fasi del suo sviluppo.

Per avviare il processo il modello operativo che possiamo immaginare può fondarsi intorno a tre istanze:

– una assemblea periodica aperta a tutti coloro che avranno espresso l’adesione via mail

– un coordinamento che possa favorire lo sviluppo delle attività

– un sito web (con una piattaforma social collegata) dove raccogliere i materiali e da cui promuovere la comunicazione interna a partire da una NewsLetter

Il coordinamento dell’Alleanza potrebbe costituirsi con la partecipazione di persone che siano espressione dei diversi piani di lavoro, dei progetti comuni su cui decidiamo di lavorare e degli strumenti operativi di cui ci dotiamo.

Secondo questo schema il coordinamento potrebbe comporsi di persone in rappresentanza di:

– associazioni di produttori, associazioni di lavoratori dell’agroalimentare, associazioni di difesa dei diritti dei cittadini, movimenti/reti di comunità

a questo gruppo si potrebbero aggiungere i “laboratori comuni” su cui si può sviluppare (e in parte si sta già sviluppando) il lavoro di rete; es:

– Rete dei Pescatori Artigianali, Rete per il Foro Sociale Mediterraneo, Rete del Forum in Difesa del Grano, Rete dei cuochi e delle cuoche, Rete PerlaTerra, ecc…..

inoltre potrebbe essere importante assicurarci nel coordinamento le espressioni degli strumenti operativi con cui potremmo sostenere il percorso; es:

– iafue perlaterra, Associazione per la Sovranità Alimentare (che sta costituendo il Centro di Documentazione e la Casa Editrice)

Primi passi.

L’alleanza ha messo in campo prima di Natale la petizione “Riconoscete i nostri diritti” con cui chiediamo che il parlamento assuma con un atto istituzionale i principi compresi dalla dichiarazione dell’Onu sui diritti dei contadini e delle altre persone che vivono nelle aree rurali.

Il presidente della commissione agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, si è impegnato a compiere quell’atto ed a riceverci per un incontro in Parlamento.

Dopo averla pubblicata, adesso dovremo praticarla.

L’Assemblea del 13 dovrà dare una spinta in avanti con l’obiettivo di arrivare intanto entro il primi di Marzo ad un incontro con il Parlamento.

Una parte intanto ha già iniziato ad operare: su proposta di Altragricoltura è stato convocato come Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare il Forum in Difesa del Grano, Il 13 ne parleremo anche per capire come e in quali condizioni possa diventare un modello per metterci insieme

Il 17 aprile è la giornata mondiale di lotta contadina e, dunque, potremo lavorare ad un appuntamento nazionale da sviluppare

Il coordinamento potrà poi discutere sia di come mettere in campo altre campagne con il tempo sia di some sostenere i laboratori con i progetti che si vanno definendo e si proporranno

L’Assemblea del 13 febbraio

E’ importante che l’assemblea del 13 confermi la partecipazione di quanti hanno promosso la fase costituente e che realizzi un’intesa sul modello di lavoro e di una iniziativa forte per lanciare la petizione.

La ulteriore riunione di giovedi 11 febbraio dovrebbe condividere una proposta di documento/proposta da inviare a tutti da sottoporre all’assemblea e una proposta operativa per condurre nei successivi due mesi una iniziativa forte sulla petizione

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