I primi venti anni di vita del movimento nato a Genova nel 2001 durante la mobilitazione contro il G8 e che ha visto, in un lungo percorso dinamico, formarsi Altragricoltura, sono stati un cammino duro, ricco ed entusiasmante che ha attraversato la trasformazione della nostra agricoltura proprio nella fase in cui l’Italia si trasformava da grande Paese con una grande tradizione agricola del lavoro della terra e nel mare e della produttore di cibo a piattaforma commerciale speculativa in cui il lavoro e il rapporto con il territorio perdono continuamente senso e valore.
Una lunga marcia attraverso la crisi, le resistenze, le vicende individuali e collettive di questa fase di trasformazione profonda che ha visto vincere il modello sociale del neoliberismo globalizzato capace di stravolgere equilibri secolari ma, anche, svilupparsi incessantemente le resistenze che nelle crisi si sono inevitabilmente prodotte.
Il “Marciare” è una forma sofisticata con cui si manifesta il movimento; prevede organizzazione, soggettività, obiettivi, strategie. Il muoversi dalla condizione in cui sei per “raggiungere un obiettivo”.
Molti movimenti contadini in diverse parti del mondo ed in diverse epoche hanno “marciato” uscendo dai campi e dalle aree rurali per mobilitarsi rivendicando i propri diritti. Marce dai modi, dai contenuti e dagli obiettivi naturalmente diversi ma tenute insieme dal filo comune di saper mobilitare energie e motivazioni altrimenti inibite o inespresse.
Marce che hanno saputo esprimere grandi contenuti civili e culturali oltre che profonde trasformazioni sociali. Come non ricordare la MARCIA DEL SALE con cui Gandhi attraversò un Paese sollevandolo contro l’arroganza coloniale europea? Come non guardare alla esperienza degli zapatisti in Chapas che hanno fatto della Marcha lo strumento di riorganizzazione della relazione col potere, di comunicazione con la società e di costruzione della cultura comunitaria? “Camminare domandando” è stato il loro più grande insegnamento: l’idea che alla certezza del potere (pari quasi sempre alla sua ingiustizia) devi saper opporre la motivazione profonda a cercare le alternative della giustizia.
Fin dall’inizio del suo percorso, ovvero dalla fine degli anni ’90, Altragricoltura ha scelto di “mettersi in marcia”.
La marcia è il percorso dinamico che ha permesso di attraversare la trasformazione epocale che sta cambiando le nostre aree rurali e il modo come i cittadini vivono il rapporto con il cibo, l’alimentazione e il territorio. Il “CAMMINARE DOMANDANDO” è stata l’inchiesta permanente condotta sul campo con cui interrogare e investigare la realtà delle nostre aree rurali per capire e cercare le vie giuste.
La marcia è l’occasione dell’incontro con e fra soggetti che conducono esperienze spesso separati fra di loro non solo fisicamente ma anche culturalmente, socialmente e politicamente.
La marcia è il confronto sulle proposte che il movimento elabora e la verifica di quanto siano praticabili e capaci di costruire consenso e produrre comunità di senso.
La marcia è, anche, azione collettiva di mobilitazione sociale che punta ad incidere concretamente sulle decisioni politiche e sui comportamenti collettivi e individuali riorganizzando interessi e finalizzandoli agli obiettivi del movimento.
La Marcia è, dunque, uno strumento permanente dell’iniziativa che si dispiega concretamente periodicamente in funzione della maturazione degli obiettivi.
Tre sono le Marce già messe in campo nel corso dei dieci anni fra il 2005 e il 2015 ed, oggi mentre prepariamo la quarta Marcia, vale la pena ricordarle
La Marciasud per l’Altragricoltura, i Beni Comuni e la Sovranità alimentare si svolse nel maggio/giugno 2005 quando tre carovane attraversarono tutte le regioni meridionali incontrandosi a Bari, portando la proposta della Sovranità Alimentare come terreno comune su cui costruire la nuova rete di collegamento fra le diverse esperienze nelle campagne meridionali. Per la prima volta dopo molto tempo tutte le realtà contadine di base meridionali si incontrarono dando vita ad una fase che durò diversi anni di lavoro comune e i collegamento con il CNCA (Coordinamento Nazionale Comitati Agricoli).
La Marcia contro la crisi del 2009, dopo una lunga fase di mobilitazioni in diverse aree del Paese, venne quando un centinaio di trattori si mossero via terra da Caltanissetta risalendo l’Italia meridionale e aggregando altri dalla Basilicata e dall’Abruzzo per arrivare quattro giorni dopo a Roma dove si svolsero nel giro di un mese due manifestazioni nazionali con circa diecimila persone contro la crisi agricola. La Marcia fu preparata da una serie di iniziative territoriali per cui 6 regioni dichiararono “lo stato di crisi socioeconomico della propria agricoltura” e chiesero al Governo di concordare con l’UE misure straordinarie anche in deroga per salvare le aziende agricole dalla crisi pesantissima che stava esplodendo.
La Marcia del Riscatto delle Comunità Rurali del 2015 ebbe alla base la mobilitazione contro l’IMU imposta dal governo alla fine del 2014. Una tassa illegittima e incostituzionale che aveva messo in ginocchio molti comuni rurali italiani ma che, soprattutto, divenne il simbolo di come la classe dirigente del Paese invece di affrontare la crisi che stava (e sta) attanagliando vastissime aree rurali italiane, pensi solo a “fare cassa”. La Marcia del Riscatto (che ha attraversato con un Camper tutta l’Italia producendo incontri, portando proposte e mobilitando con l’obiettivo di dare vita ad un ampio movimento di base di agricoltori, cittadini e sindaci) si concluse a Roma con una manifestazione popolare il 31 ottobre chiedendo al Governo il ritiro della tassa e l’apertura di una nuova fase per la salvaguardia delle comunità rurali. La battaglia per il ritiro di quel provvedimento fu vinta, anche grazie a quella Marcia.
Una marcia ogni 5 anni circa, dunque, accompagnando, sintetizzando e rilanciando fasi diverse dello sviluppo del movimento. Oggi, a poco di più di 5 anni di distanza dall’ultima della fine del 2015, stiamo per tornare in marcia. Come sarà, questa volta? Di cosa ci parlerà? Quali i suoi obiettivi, le forme, i tempi?
Lo stiamo decidendo insieme in un lungo processo di confronto, preparazione e lavoro avviato dal 17 aprile 2021 nella giornata mondiale di lotta contadina proposta da Via Campesina che celebriamo da venti anni.
Le Marce sono sempre decise in un profondo processo partecipato di confronto e, sempre, dentro gli obiettivi che la fase di sviluppo del Movimento richiede. Anche questa volta sarà cosi. Anche questa volta l’obiettivo degli agricoltori e dei pastori di Altragricoltura è di uscire dai campi per incontrare, ascoltare, proporre, lottare, progettare, mobilitare, avanzare.
In realtà, la marcia è già in moto per la quarta volta da almeno un anno. Lo è da quando si sono messe in campo l’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare con la proposta della Nuova Riforma Agraria e dell’Agroalimentare fondata sulla democrazia e l’agroecologia. Il Movimento si rimesso in moto e in marcia da quando ha deciso di passare dalle lotte di resistenza per la terra al progetto per la società di cui abbiamo bisogno.
Questa volta gli agricoltori organizzati in Altragricoltura non saranno soli; saranno insieme ai tanti che si stanno riconoscendo e coinvolgendo nel processo di costruzione dell’Alleanza sociale per la sovranità alimentare. Sarà un modo per allargare quel processo e radicarlo nei territori provando, ancora una volta, a coinvolgere tante e tanti per far avanzare l’idea che il cibo può essere altro che una semplice merce e che l’agroalimentare deve fondarsi sui diritti.
Vedremo nei prossimi giorni come si svilupperà la proposta della Marcia per il 2021 ma, forse, possiamo già avanzare una proposta di nome: La Marcia dell’Alleanza per la Nuova Riforma Agraria.
In qualsiasi modo si chiamerà, terremo a mente l’insegnamento di Gandhi prima che partisse la Marcia del sale: “Dio benedica voi tutti e sgomberi la nostra via da ogni ostacolo nella lotta che inizierà domani. Sia questa la nostra preghiera.”
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