Cosa è la Sovranità Alimentare

Le parole “Sovranità Alimentare” vengono spesso usate come uno slogan dai contenuti indefiniti, generici ed, a volte, impropri come, per esempio, l’idea dell’autarchia e dell’autosufficienza o quella che rimanda a generiche solidarietà con il Sud del mondo .

Possiamo definire con la Sovranità Alimentare “il diritto di tutti i popoli (nelle forme politiche concrete che si danno) di decidere il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo degli alimenti”. Un diritto che non solo non nega gli scambi e le relazioni ma li definisce in un quadro di equità, giustizia e solidarietà.

La Sovranità Alimentare si fonda sui principi della democrazia  essendo il diritto dei cittadini di poter scegliere chi  e come deve produrre il proprio cibo, per chi ed a quali condizioni deve farlo e come può essere tutelato il consumo. Un diritto che declina le condizioni in cui è possibile un ruolo positivo e socialmente condiviso dell’agricoltura nelle diverse realtà in cui si esprime ed, evidentemente, qui ed ora nella nostra Italia.

Diritti, democrazia e la sovranità che punta a garantire l’accesso al cibo, la funzione sociale e condivisa e lo stesso diritto a produrre richiamano un modello di società altro da quello imposto dalla globalizzazione agroalimentare che espropria i cittadini ed i popoli del diritto a decidere e scegliere, imponendo il massimo sfruttamento delle risorse, un cibo svuotato di contenuti sociali e semplice merce.

La proposta della Sovranità Alimentare è stata avanzata dai movimenti e dalle organizzazioni agricole e di contadini  che si ritrovano e si organizzano nel movimento internazionale di Via Campesina ed è oggi riconosciuta come la proposta più avanzata per uscire dalla crisi imposta dal modello agroalimentare dominante e dai poteri che lo determinano alle aree rurali e nelle città.

Quello che segue è il documento internazionale elaborato e sottoscritto da innumerevoli organizzazioni in tutto il mondo e condiviso da Altragricoltura (che, peraltro, prevede fin dal 2001 l’adesione alla proposta della Sovranità Alimentare già nello statuto). Documento che è assunto a base del confronto, della elaborazione  e del lavoro per definire ed articolare posizioni puntuali sulla nostra situazione e su come uscire dalla crisi nelle aree rurali e nelle città italiane.

  Sovranità Alimentare dei Popoli:  facciamola funzionare !

Priorità per la produzione nazionale
al posto delle esportazioni e del commercio internazionale:
fuori l’OMC da alimentazione e agricoltura!

L’agricoltura e l’alimentazione sono fondamentali per tutti i popoli, sia in termini di produzione e disponibilità di quantità sufficienti di alimenti nutrienti e sicuri, sia in quanto pilastri di comunità, culture e ambienti rurali e urbani salubri.
Tutti questi diritti vengono erosi dalle politiche economiche neoliberiste che con crescente enfasi spingono le grandi potenze economiche come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, attraverso istituzioni multilaterali come l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), il Fondo Monetario Internazionale (IMF) e la Banca Mondiale.

Invece di garantire l’alimentazione per tutta la gente del mondo, questi organismi presiedono un sistema che moltiplica la fame e diverse forme di denutrizione, con l’esclusione di milioni di persone dall’accesso a beni e risorse produttive come la terra, l’acqua, le sementi, le tecnologie e le conoscenze. Occorrono cambiamenti urgenti e fondamentali a questo regime mondiale.

La sovranità alimentare è un diritto fondamentale dei popoli.

Per garantire l’indipendenza e la sovranità alimentare di tutti i popoli del mondo, è essenziale che gli alimenti siano prodotti mediante sistemi di produzione diversificati, su base contadina. La sovranità alimentare è il diritto di ogni popolo a definire le sue politiche agrarie in materia di alimentazione, proteggere e regolare la produzione agraria nazionale e il mercato locale al fine di ottenere risultati di sviluppo sostenibile, e decidere in che misura vogliono essere autosufficienti senza rovesciare le loro eccedenze in paesi terzi con la pratica del dumping. La sovranità alimentare non nega il commercio (internazionale), piuttosto difende l’opzione di formulare quelle politiche e pratiche commerciali che servano ai diritti della popolazione per una produzione (alimentare) nutriente, sana ed ecologicamente sostenibile.

Per conseguire e preservare la sovranità alimentare dei popoli e garantire la sicurezza alimentare, i governi dovranno adottare politiche che diano impulso a una produzione sostenibile , basata sulla produzione familiare contadina, al posto di un modello industriale, dagli alti consumi e orientato all’esportazione.

Tutto ciò implica adottare le seguenti misure:

Politiche di mercato

  • Garantire prezzi remunerativi per tutti gli agricoltori;

  • Proteggere i mercati nazionali dai prodotti importati a basso prezzo;

  • Regolare la produzione nel mercato interno al fine di evitare l’accumulo di eccedenze;

  • Abolire ogni appoggio diretto e indiretto alle esportazioni;

  • Eliminare progressivamente quei sussidi alla produzione nazionale che promuovano sistemi agricoli insostenibili e modelli equi di possesso della terra e in cambio, dare appoggio a pratiche agricole sostenibili e a programmi di riforme agrarie.

Ambiente, qualità e sicurezza degli alimenti

  • Controllare adeguatamente la proliferazione di epidemie e malattie, garantendo nello stesso tempo la sicurezza e la non nocività degli alimenti;

  • Fissare criteri di qualità degli alimenti adeguati alle preferenze e necessità della gente;

  • Stabilire meccanismi nazionali di controllo di qualità degli alimenti, in modo che seguano giuste regole ambientali, sociali, sanitarie di alta qualità.

Accesso a risorse produttive

  • Riconoscere e far valere i diritti giuridici e le consuetudini delle comunità per quanto concerne le decisioni riguardo l’uso delle risorse locali e tradizionali, anche quando non abbiano ancora goduto di quei privilegi giuridici precedentemente;

  • Garantire l’accesso equo alla terra, alle sementi, all’acqua, al credito e altre risorse produttive;

  • Proibire ogni forma di sperimentazione su esseri viventi e la appropriazione di conoscenze associate all’agricoltura (la salute) e all’alimentazione mediante l’utilizzo della proprietà intellettuale;
    · Proteggere i diritti degli agricoltori, dei popoli indigeni e le comunità locali circa le risorse fitogenetiche e la conoscenza associata, incluso il diritto degli agricoltori a scambiarsi e riprodurre sementi.

Produzione – Consumo

  • Sviluppare economie alimentari locali basandosi nella produzione locale e stabilendo punti di vendita locali

Organismi Geneticamente Modificati

  • Proibire la produzione e commercializzazione di sementi, alimenti e prodotti geneticamente modificati, così come qualunque prodotto affine.

Trasparenza dell’ informazione e leggi anti monopolio

  • Garantire l’etichettatura chiara e precisa degli alimenti per il consumo umano e animale, basata nel diritto dei consumatori e agricoltori di conoscere l’origine e i contenuti di quei prodotti;

  • Fissare norme obbligatorie per tutte le imprese, che garantiscano la trasparenza, responsabilità pubblica e rispetto dei diritti umani e le norme ambientali nelle sue operazioni;

  • Dettare leggi antimonopolstiche per evitare la formazione di monopoli industriali nei settori agricolo e alimentare.

La sovranità alimentare al di sopra delle regole del commercio.

Non si deve concedere priorità al commercio internazionale al di sopra degli fini sociali, ambientali, di sviluppo o culturali. Bisogna dare priorità alla produzione di sussistenza e culturalmente appropriata di alimenti sani, nutritivi, di buona qualità e a prezzi ragionevoli, per il mercato interno e i mercati subregionali e regionali. La liberalizzazione del commercio, che lascia nelle mani delle forze del mercato (le poderose imprese transnazionali) le decisioni riguardo a ciò e a come si producono e si commercializzano gli alimenti, non può dare compimento a queste importanti mete sociali.

NO ! alle politiche agricole e alimentari neoliberiste.

Noi sottoscritti firmatari denunciamo la liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli promossa attraverso accordi di libero commercio bilaterale regionali e nell’OMC, specialmente la pratica del dumping di prodotti agricoli dei grandi esportatori sui paesi del terzo mondo. Le politiche neoliberiste obbligano i paesi a specializzarsi in prodotti agricoli in cui godono di supposti “vantaggi comparativi”, e a commercializzarli in base allo stesso principio. Tuttavia si fomenta la produzione per l’esportazione a spese della produzione di alimenti per il mercato interno, e le risorse e mezzi di produzione si trovano ogni volta di più sotto il controllo di interessi privati d’impresa.
I governi ricchi continuano a sovvenzionare fortemente l’agricoltura d’esportazione nei loro paesi, destinando la maggior parte di quelle risorse ai più grossi produttori. La maggior parte dei soldi dei contribuenti sono consegnati a grandi imprese, grandi produttori, grandi commercianti e catene minori – che sviluppano pratiche agricole e commerciali insostenibili – invece che ai piccoli produttori che producono principalmente per il mercato interno, spesso con pratiche più sostenibili.
Queste politiche di impulso alle esportazioni hanno dato origine a prezzi di mercato per i prodotti che sono molto più bassi dei costi reali di produzione. Questo aumenta e sviluppa la pratica del dumping e permette che le imprese multinazionali comprino prodotti agricoli a prezzi molto bassi, per venderli poi a prezzi molto più alti a consumatori tanto del Sud come del Nord. Le forti sovvenzioni agricole dei paesi ricchi sono in reltà sovvenzioni all’industria agroalimentare, ai grandi commercianti, e a una minoranza di grandi produttori.
Gli effetti negativi di queste politiche e pratiche si rivelano sempre di più con maggiore chiarezza. Esse conducono alla sparizione dell’agricoltura familiare su piccola scala, tanto nel nord come nel sud; è aumentata la povertà, specialmente nelle zone rurali; i terreni e l’acqua sono inquinati e degradati; ci sono state perdite irreparabili di diversità biologica e distruzione di habitat.

Dumping.

Tale come lo si intende correntemente, c’è dumping quando si vendono prodotti in un mercato a prezzi minori del costo di produzione di quei prodotti in quel mercato.
Questa pratica ha preso diverse forme sotto le attuali politiche neoliberiste e si esprime tanto nel commercio Nord-Sud come negli interscambi Sud-Nord e Sud-Sud.
Indipendentemente dalla forma adottata è una pratica che porta alla rovina dei piccoli produttori locali tanto nei paesi di origine come in quelli dove si vendono quei prodotti.

Per esempio:

  • Esportazione in India di prodotti caseari sovvenzionati dall’Unione Europea;

  • Esportazione di maiali industriali (prodotti norcini) dagli Stati Uniti ai paesi del Caraibi;

  • Esportazione di maiali nella Costa de Marfil provenienti dall’Unione Europea a prezzi – sovvenzionati – tre volte minori del costo di produzione nella Costa de Marfil;

  • Esportazione di fili di seta dalla Cina all’India a prezzi molto più bassi che il costo di produzione in India;

  • L’importazione a basso prezzo di mais proveniente dagli USA in Messico – paese di origine del mais – sta’ provocando la rovina dei produttori messicani del cereale. D’altra parte, le verdure a basso prezzo messicane stanno rovinando i produttori orticoli canadesi, tutto ciò nella cornice del TLCAN (NAFTA).

E’ imperativo impedire la pratica del dumping. I paesi importatori devono godere del pieno diritto di proteggersi contro il dumping e ai paesi esportatori non si deve permettere di vuotare le loro eccedenze nel mercato internazionale a prezzi bassi. Gli esportatori dovrebbero rispondere alla domanda reale di prodotti e beni agricoli che non vadano a minare la produzione locale.

Non esiste un “mercato mondiale” di prodotti agricoli.

Il cosiddetto “mercato mondiale” di prodotti agricoli in realtà non esiste. Ciò che esiste, prima di tutto, è il commercio internazionale di eccedenze di cereali e prodotti di latte e carni immessi sul mercato internazionale principalmente dall’Unione Europea, Stati Uniti e altri membri del cosiddetto gruppo CAIRNS o paesi agroesportatori. A parte ciò, il commercio internazionale di prodotti agricoli coinvolge solamente un 10% dell’insieme totale della produzione agricola mondiale, e costituisce fondamentalmente uno scambio fra multinazionali degli USA, UE e alcuni altri paesi industrializzati. I cosiddetti prezzi del mercato mondiale sono molto instabili e non hanno nessuna relazione con i costi di produzione. Questi prezzi sono molto bassi dovuti al dumping per cui mai potranno essere un riferimento adeguato o conveniente per la produzione agricola.

L’OMC è sorda ai reclami per la riforma del sistema.

L’OMC è antidemocratica, non rende conto a nessuno, ha aumentato le disuguaglianze mondiali e la insicurezza, fomenta modelli di produzione e consumo insostenibili, erode la diversità e mina altre priorità sociali e ambientali.
Ha dimostrato di essere impermeabile alle critiche rispetto al suo funzionamento e ha respinto i reclami di riforma del sistema. L’OMC è un’istituzione completamente inadeguata per affrontare i temi dell’agricoltura e dell’alimentazione.
Noi sottoscritti firmatari non crediamo sia possibile che l’OMC accetti una riforma profonda che la renda sensibile ai diritti e necessità della gente comune. Di conseguenza, noi sottoscritti firmatari pretendiamo che tutto ciò che si riferisce all’alimentazione e all’agricoltura sia escluso dall’ambito di giurisdizione dell’OMC mediante lo smantellamento dell’Accordo sull’Agricoltura (AoA, per la sua sigla in inglese ) e altre clausole affini e accordi dell’OMC, tra cui quelli che includono l’accordo sugli Aspetti della Proprietà Intellettuale in relazione al Commercio (conosciuto come TRIPS, in inglese), l’ accordo sulle Misure Sanitarie e Fitosanitarie (SPS, in inglese), l’ accordo riguardante Barriere Tecniche al Commercio (TBT, in inglese ), l’ accordo sulle Restrizioni Quantitative , e l’accordo Generale sul commercio dei servizi (GATS, in inglese).

Esiste una carta per le norme di commercio nelle politiche agricole e alimentari?

Il commercio (internazionale) può sviluppare un ruolo positivo, per esempio in tempi di insicurezza (disponibilità) alimentare regionale, o nel caso di prodotti che si possono solo coltivare in determinati luoghi del pianeta, o per lo scambio di prodotti di qualità. Queste norme di commercio dovranno rispettare il principio di precauzione in tutte le politiche a tutti i livelli, come pure riconoscere i processi democratici e di partecipazione nell’assumere decisioni, oltre alla supremazia della sovranità alimentare dei popoli nei confronti degli interessi del commercio internazionale.

Una cornice istituzionale alternativa.
E’ evidente la necessità, come complemento al ruolo dei governi locali e nazionali, di un nuovo accordo istituzionale alternativo di regolamentazione multilaterale del commercio agricolo e alimentare. Questa nuovo quadro dovrà rispettare i seguenti principi:

  • La sovranità alimentare dei popoli;

  • Il principio di precauzione;

  • Meccanismi internazionali di partecipazione genuinamente democratici;

  • Priorità per la produzione alimentare nazionale, aspetti sociali e ambientali;

  • Severa proibizione di ogni forma di dumping, al fine di proteggere la produzione alimentare nazionale, mediante l’applicazione di meccanismi che evitino il formarsi di eccedenze da parte dei paesi esportatori e l’esercizio del diritto dei paesi importatori di proteggere i loro mercati interni contro i prodotti importati a basso prezzo;

  • Proibizione della biopirateria e esperimenti su esseri viventi (animali, piante, parti dell’organismo umano) incluso lo sviluppo di varietà sterili mediante processi di ingegneria genetica;

  • Rispetto dei diritti umani e altri accordi multilaterali affini sotto una giurisdizione internazionale indipendente.

Noi sottoscritti firmatari chiediamo che i governi approvino le seguenti misure immediatamente :

  • Cessare i negoziati tendenti al lancio di nuove liberalizzazioni commerciali e frenare le discussioni tendenti a incorporare “nuovi temi” o settori nell’ambito di giurisdizione dell’OMC, tali come inversioni, norme di competenza, approvvigionamenti pubblici e contrattazioni pubbliche, biotecnologia e servizi;

  • Eliminare l’obbligo di accettare una quota minima di importazione del 5% del consumo interno; tutte le clausole obbligatorie di accesso ai mercati devono essere eliminate immediatamente;

  • Realizzare una revisione esaustiva sia dell’incremento come degli impatti sociali e ambientali delle norme e accordi di commercio vigenti (le regole dell’OMC) rispetto all’alimentazione e all’agricoltura;

  • Prendere misure immediate per sottrarre l’alimentazione e l’agricoltura dal controllo dell’OMC, fra l’altro la cancellazione degli accordi AoA, TRIPS, GATS, SPS, TBT, (quanti altri ? );

  • Iniziare discussioni in una cornice istituzionale alternativa per regolare il commercio di prodotti agrari e alimentari.
    Questo quadro potrebbe contemplare:

    • UNCTAD come punto di riferimento per negoziare e definire norme di commercio giusto (come anziddetto );

    • Un meccanismo per risolvere i conflitti integrato in una Corte Internazionale di Giustizia, in modo particolare per impedire la pratica del dumping;

    • Una Commissione Mondiale di Sovranità Alimentare creata per valutare le politiche economiche e di commercio vigenti, così come la carta dei governi nazionali e organismi internazionali, e per formulare proposte di modifica;

    • Una valutazione dell’impatto delle politiche degli organismi multilaterali come la FAO, l’Istituto per l’Alimentazione e lo Sviluppo dell’ Agricoltura ( IFAD ), l’OMC la Banca Mondiale e l’FMI così come gli accordi di libero commercio bilaterali e regionali sulla sovranità e sicurezza alimentari;
      § Un trattato internazionale che consacri il concetto della sovranità alimentare e il diritto dei popoli, degli agricoltori e dei consumatori all’alimentazione e alla produzione del cibo.

    • Un’alleanza ampia con un’ agenda per il cambiamento!
      Gli effetti delle politiche neoliberiste saltano agli occhi e la società civile in tutto il mondo ne è ogni volta più coscente e le rifiuta. La pressione per i cambiamenti cresce giorno per giorno. Nelle tappe che precedono la Conferenza Ministeriale dell’OMC in Qatar, noi sottoscritti continueremo a smascherare e denunciare gli effetti deleterio delle politiche neoliberiste sull’agricoltura e l’alimentazione e continueremo proponendo alternative al sistema mondiale di commercio vigente.

Questa dichiarazione costituisce un chiaro segnale della ferma decisione che unisce i movimenti sociali e altri membri della società civile in tutto il mondo nella lotta per democratizzare le politiche internazionali e organizzare istituzioni capaci di comprendere e difendere politiche sostenibili rispetto all’alimentazione e all’agricoltura.

Via Campesina

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